Ogni giorno oltre 850 milioni di persone non mangiano a sufficienza. Questo è il dato allarmante della FAO e la situazione rischia di peggiorare nei prossimi anni. L’emergenza Covid-19 e la crisi economica che ne consegue rischia di peggiorare sempre più situazioni già precarie.
L’accesso al cibo rischia di diventare una vera e propria emergenza sociale nei prossimi mesi e nei prossimi anni. Le classi sociali che sono state colpite in modo più duro dalla crisi e che già durante il lock-down hanno dovuto affrontare situazioni al limite, potrebbero dover affrontare una crisi sanitaria, economica e addirittura alimentare senza precedenti!
C’è chi però da più di vent’anni e tanto più nel corso del 2020 è diventato un punto di riferimento sul suo territorio nel garantire l’accesso al cibo e non solo. Stiamo parlando di Padre Pasquale Incoronato che grazie a “La Locanda di Emmaus ONLUS” è un vero punto di riferimento nella città di Ercolano. Abbiamo chiesto a Padre Pasquale di raccontarci la sua esperienza per capire come aiutare chi ha più bisogno di noi e cosa possiamo fare per garantire l’accesso al cibo a tutti:
Com’è nata La Locanda di Emmaus?
“La Locanda di Emmaus era un ex pub della camorra che era stato abbandonato, io volevo creare una casa per i giovani e ho deciso di chiamarlo così perché Emmaus è il luogo in cui, come avvenne per i Discepoli di Emmaus, i giovani possano incontrare e riconoscere Cristo nello “spezzare il pane”. L’assistenza ai minori a rischio, il Primo Annuncio, la Formazione e la Preghiera dove ci si incontra allo spezzar del pane…”
“La Onlus nasce nel 1999 a seguito del fatto che furono uccise due persone all’esterno della mia parrocchia. Dal 2003 sono venuti qui da noi i figli delle bande rivali di Ercolano e abbiamo fatto in modo che i figli dell’agio e i figli del disagio stiano insieme senza differenze. Io avevo chiesto a questi bambini di mangiare tutti insieme due volte a settimana. Nel corso degli anni, per far vedere che un modo diverso di vivere esisteva, che c’è un’altra strada, abbiamo inventato anche “l’adozione a vicinanza” . Questi ragazzi conoscevano famiglie e realtà molto diverse dalla loro. A questi ragazzi dev’essere mostrato che c’è un altro modo di vivere la vita”.
Quanti ragazzi riuscite ad aiutare ogni giorno?
“Noi ogni giorno aiutiamo oltre 40 ragazzi. Ad Ercolano non c’è più la violenza di una volta, c’è stato il fenomeno della ribellione dei commercianti e anche noi con il nostro lavoro abbiamo provato a togliere manovalanza alla criminalità. Negli anni abbiamo aiutato tanti ragazzi a cambiare vita, ragazzi che oggi sono diventati uomini e che tutt’ora frequentano la parrocchia e con i quali sono in contatto“.
“Tra le tante persone che aiutiamo, io oggi seguo la figlia di un detenuto al 41bis, l’abbiamo aiutata ad uscire da una situazione disastrosa ed ancora oggi non se la passa bene. Nei giorni scorsi mi ha mandato un messaggio vocale: << con il mio cognome maledetto tu mi hai aiutato senza se e senza ma >>. Per noi non fa nessuna differenza che cognome si porta o quale storia personale si ha alle spalle”.
Garantire l’accesso al cibo dovrebbe essere una delle priorità della politica. Pensa che le nostre Istituzioni facciano tutto il possibile in merito?
“La cosa e che non sappiamo fare è lavorare insieme. Bisognerebbe creare dei tavoli permanenti per farli diventare sinergia comune. Finché si cammina da soli non riusciremo mai ad aiutare i più disagiati. Bisogna camminare tutti insieme e creare una sinergia. Io nel 2019 ho fatto un tavolo di confronto tenuto dal direttore di Nisida, il nostro modus operandi dev’essere quello di creare una grande rete, scambiarci informazioni, contatti, per capire come possiamo aiutare questi ragazzi“.
“Tutti devono fare un passo indietro per fare un passo avanti tutti insieme. Noi cerchiamo sempre il Masaniello di turno. Non si capisce che la leadership va condivisa. Anche io come parroco non prendo mai decisioni da solo, cerco sempre la strada del dialogo e della condivisione. Creiamola questa grande rete che prima o poi chi ha bisogno, chi è in difficoltà o chi rischi di prendere strade complicate ci finisce dentro!“
Cosa si potrebbe fare per garantire il diritto all’alimentazione?
“Perché il diritto all’alimentazione sia efficace dev’essere seguito da un educazione all’alimentazione ma perché la nostra parte sia reale dovremmo iniziare a non sprecare quello che già abbiamo. Sarebbe interessante capire durante il Covid come si sono comportate le persone per gli acquisti. Molti compravano in un solo giorno quello che serviva per una settimana intera. Quanto cibo abbiamo buttato nel momento più difficile?“.
Come vede e cosa si augura per il futuro dei giovani?
“Io sono molto preoccupato per il futuro dei giovani, soprattutto degli adolescenti. Oggi siamo diventati tutti degli “user”, dei “consumatori”. Queste parole si usano solo in due occasioni, per le droghe e per i social. Sono andati a intaccare il comportamento neurologico degli adolescenti creano delle dipendenze e delle domande per farci diventare un prodotto. Lavorare con i giovani è molto più complesso rispetto a prima”.
“I giovani ci vedono antichi ed è vero. Ma chi ci incontra non potrà mai dire una cosa del genere. Le strutture della ecclesiastiche della Chiesa come istituzioni sono obsolete. Non bisogna però confondere il Vaticano con il lavoro che facciamo noi ogni giorno con i nostri ragazzi”.