La crisi provocata dal Covid-19 ha avuto un impatto che forse ancora non riusciamo a comprendere fino in fondo. Gli strascichi che l’emergenza sanitaria ha lasciato e lascerà per chissà ancora quanto, rischia di far implodere la parte più debole del nostro sistema sociale.
Per comprendere al meglio la situazione e come può essere gestita una crisi del genere, abbiamo quindi chiesto alla Responsabile Caritas della Chiesa di Santa Maria del Carmine di Torre del Greco, la dott.ssa Bianca Iengo di raccontarci la loro esperienza:
Qual è vostro lavoro per il territorio?
“La prima cosa da cui siamo partiti noi a Santa Maria del Carmine, come Caritas parrocchiale, è stato il rapporto con il territorio e l’ascolto di quest’ultimo. L’obbiettivo principale era quello di far capire che la Caritas non da il “pacco” termine che non mi è mai piaciuto, io preferisco chiamarlo dono. Le situazioni di indigenza che vive il nostro territorio sono le più disparate. C’è chi non è autosufficiente a causa di patologie, chi è solo e vive in scarse condizioni sociosanitarie e famiglie invece che si trovano in situazioni precarie, anche momentanee”.
Quanto ha influito l’ascolto del territorio nel comprenderne a pieno le esigenze?
“Grazie all’ascolto delle esigenze di tutte le persone che riusciamo ad aiutare, quando sono arrivata due anni fa, abbiamo subito deciso di adattare la fornitura alimentare che potevamo donare. Prima ogni famiglia aveva la stessa fornitura aldilà delle persone che facevano parte del nucleo. Adattandola abbiamo riscontrato un netto miglioramento del servizio. Noi aiutiamo più di 200 nuclei familiari con il nostro servizio che però non si conclude con la consegna del dono, anzi. Il nostro lavoro si basa soprattutto, a mio modo di vedere, su una crescita, un accompagnamento di chi ha più bisogno. Per questo ogni mese, creiamo una finestra d’ascolto per capire quali sono le reali necessità delle persone che aiutiamo”.
Come ha reagito la cittadinanza?
“In questi mesi la reazione delle persone è stata incredibile, alcuni hanno pianto dalla commozione. Non pensavano di trovarci in prima linea anche in un momento così complicato come l’emergenza Covid. In questo periodo naturalmente sono anche aumentate le richieste d’aiuto. Noi abbiamo ascoltato tutti e creato nuovi legami con chi si è presentato, l’ascolto non si è mai fermato. Qualcuno chiedeva, <<mi posso segnare, ma è possibile avere…>>, questo non è il momento dell’anno per iscriversi ma mi segnavo comunque tutti i dati perché una mano non si nega a nessuno“.
“Tanti sono stati inseriti, nei loro volti e nelle loro parole leggevo uno stupore sincero per il nostro lavoro ed impegno. Ora nella mia griglia ci sono anche loro (ride ndr). Ormai siamo una famiglia allargata, tutti siamo creature perché nessuno si è potuto dire padrone della vita in quest’emergenza. Dobbiamo affidarci a qualcuno di più grande e tra creature siamo tutti fratelli. Io ho visto tanta solidarietà, per me è stato sostegno e speranza e non avrei potuto farlo senza il supporto della Provvidenza. Il Covid per me è stato rivelatore, perché dove c’era un valore è venuto fuori, dove invece non c’era niente non è emerso niente”.
Com’è stata gestita l’emergenza Covid-19?
“Noi ci siamo reinventati e nemmeno io me lo aspettavo, per me però è stato tutto naturale. La Provvidenza mi ha battuto, non c’è stato un solo momento in cui ho pensato che non ce l’avremmo fatta. Chi ha potuto ha donato alimenti, medicinali, risorse economiche, ogni giorno Don Mario Pasqua che ringrazio perché senza di lui tutto questo non sarebbe stato possibile, mi chiamava per dirmi che c’era chi ci aveva dato una mano. Siamo stati una grande squadra. Abbiamo colto i frutti di quanto fatto in questi due anni”.
“Quand’è scoppiata l’emergenza noi già sapevamo perfettamente chi aveva bisogno di cosa. Abbiamo fatto diventare la Caritas parrocchiale un posto più “umano” dove non si consegna solo il pacco ma si da vero ascolto a chi chiede aiuto. Il prossimo anno lo vedo pieno di speranza perché da ogni prova si esce più forti e siamo più forti e grati alla vita. In questi mesi ho notato un maggior valore dato alle cose importanti. Prima quello che davamo veniva visto sempre in modo diverso, noi continueremo a stimolare una rinascita ed una crescita del territorio attraverso l’ascolto delle reali necessità che ci sono”.